GUIDO BRUSCO, PRESIDENTE DI CONFINDUSTRIA ENERGIA
“CCS, RAVENNA SUCCESSO DI INNOVAZIONE IDUSTRIALE”
“Indispensabile abbandonare posizioni ideologiche, proibizionistiche e monodirezionali, rivalutando l’importanza di infrastrutture e industria, motore economico e di sviluppo del Paese”
RAVENNA, 23 Ottobre 2023
Di ALESSANDRO CICOGNANI
«La transizione energetica può e deve diventare un Opportunità». È partito da questa considerazione l’intervento di Guido Brusco, presidente di Confindustria energia, che ieri ha preso la parola nel corso dell’anteprima OMC. Secondo il numero uno dell’associazione, la strada da percorrere è quella, senza se e senza ma. E la città di Ravenna, in questo percorso, secondo Brusco «è un esempio virtuoso da potenziare e replicare, che dimostra come si possono cogliere le opportunità dei nuovi progetti dell’energia per preservare e rilanciare non solo le imprese del settore energetico, ma di tutto il tessuto economico territoriale».
«No a posizioni ideologiche»
Tuttavia, per centrare il risultato «è indispensabile abbandonare posizioni ideologiche, proibizionistiche e monodirezionali, rivalutando l’importanza di infrastrutture e industria, motore economico e di sviluppo del Paese». Tra queste parole si innesta la visione strategica di Confindustria energia che, stando al suo presidente, ha maturato la consapevolezza (dopo numerosi studi e ricerche) che il miglior modello di transizione energetica è l’approccio olistico, ovvero l’utilizzo di tutte le soluzioni di decarbonizzazione disponibili in parallelo, seguendo il concetto di neutralità tecnologica e applicando il principio di massima efficienza ed efficacia e il miglior rapporto costi/benefici.
Il modello di sviluppo
«Un modello inclusivo – ha spiegato Brusco – che prevede da un lato l’elettrificazione con la crescita di rinnovabili e sistemi di accumulo alla massima potenzialità e velocità, e dall’altro lo sviluppo di tutte le soluzioni low carbon (biocarburanti, bio-metano, processi circolari con valorizzazione dei rifiuti, idrogeno anche blue e non solo green e CCS), ciascuno secondo il proprio potenziale di crescita, ricercando sinergie e complementarità».
Nodo investimenti
Non ci può però essere transizione senza adeguati investimenti, che ad avviso dell’associazione non vanno interrotti per mantenere le produzioni tradizionali, la cui carenza può avere conseguenze devastanti come successo con la crisi russo-ucraina. «Bisogna, pertanto, investire e valorizzare le infrastrutture del gas per garantire sicurezza, resilienza e flessibilità al sistema, con una progressiva penetrazione di biometano e idrogeno, e in parallelo diversificare rotte e fonti di approvvigionamento del gas naturale, anche con un aggiornamento del portafoglio infrastrutturale del Paese».
Italia protagonista
Grazie alla sua centralità, e trovandosi in posizione baricentrica tra le due sponde del Mediterraneo, l’Italia potrebbe giocare un ruolo da protagonista in questo percorso “di passaggio”, «ma servono investimenti infrastrutturali importanti – ribadisce Brusco -, affinché diventi un hub energetico capace di salvaguardare la sicurezza negli approvvigionamenti, limitando i costi dell’energia per mantenere competitivo il settore industriale».
Rischi dietro l’angolo
II modello di transizione, così come tracciato dal presidente dell’associazione, deve esprimere il massimo potenziale di riconversione industriale, salvaguardando filiere produttive nazionali e minimizzando i costi per il sistema. L’escalation dei prezzi di gas e carburanti, la crisi dell’automotive e la delocalizzazione industriale non vanno infatti sottovaluti.
Esempi virtuosi sono la trasformazione di raffinerie tradizionali in bioraffinerie a Venezia e Gela e l’utilizzo dei giacimenti esauriti di gas in Adriatico per lo stoccaggio della CO2.
«Il primo progetto di CCS (Carbon Capture and Storage) in Italia, che partirà da Ravenna, storico distretto energetico italiano, è un caso emblematico e di successo di trasformazione industriale con il riutilizzo di infrastrutture e know how esistenti, valorizzando il territorio e abilitando la decarbonizzazione delle industrie HTA a rischio di delocalizzazione o chiusura», ha ribadito Brusco.
Progetto CCS a Ravenna
La prima fase del progetto, già autorizzato, partirà nel primo trimestre 2024, mentre l’avvio della fase industriale, dimensionata per lo stoccaggio di 4 tonnellate di CO2 all’anno, è prevista dal 2026, con possibili successive espansioni fino a raggiungere una capacità annua di 16 milioni di tonnellate. Facendo leva sulla realizzazione dell’hub di Ravenna sarà possibile stoccare circa 300 milioni di tonnellate di CO2 entro il 2050, rispetto alla capacità complessiva di 500 tonnellate. «Tale soluzione – ha concluso il Presidente di Confindustria Energia -permetterà di sostenere la competitività di settori industriali importanti per il territorio e preservare e generare un significa di posti di lavoro». Impatto diretto della CCS in Italia: stimato dallo Studio Ambrosetti in 19 miliardi di euro di valore aggiunto con circa 354 mila posti di lavoro.
fonte Corriere Romagna di Martedì 24 Ottobre 2023
Per l’articolo originale: Corriere Romagna