Aumento della nuova potenza connessa
Rispetto ai primi 9 mesi del 2022.
Quella solare è una fonte di energia sostenibile, pulita e inesauribile il cui impiego può generare importanti benefici sia a livello ambientale che sociale, contribuendo ad esempio alla riduzione delle emissioni di gas serra, della dipendenza energetica e alla creazione di filiere industriali e posti di lavoro.
Quando il solare è utilizzato per la produzione di elettricità si parla di fotovoltaico. L’effetto fotovoltaico è infatti la proprietà di alcuni materiali semiconduttori di generare elettricità se colpiti da radiazione luminosa.
Un solo dato basterebbe per comprendere le potenzialità della tecnologia fotovoltaica:
Se coniugato alla rinnovabilità della fonte e al fatto che essa genera energia senza emissione di anidride carbonica, ecco spiegato lo sviluppo significativo della stessa nell’ultima decade.
Gli impianti fotovoltaici possono trovare diversa applicazione:
In Italia – che grazie alla sua posizione geografica dispone di una quantità significativa di irraggiamento – negli ultimi anni si è osservata una crescita esponenziale nell’installazione di impianti fotovoltaici, supportata anche da meccanismi di incentivazione.
L’Osservatorio FER, realizzato da ANIE Rinnovabili sulla base dei dati Gaudì di Terna, al 30 settembre 2023 indicava come dati sulla capacità installata del solare fotovoltaico nell’anno una potenza complessiva di 3,122 GW così suddivisa: 2,804 GW fotovoltaici, 305 MW eolici e 13 MW idroelettrici. Tali rilevazioni permettono di confermare la tendenza della potenza connessa in crescita per il 2023, aumentata del 57% rispetto ai primi 9 mesi del 2022.
Rispetto ai primi 9 mesi del 2022.
I ritmi di crescita registrati infatti, con una media degli impianti di poco superiore ai 20 kW, investono l’intera territorialità italiana per tutte le classi di potenza degli impianti, così come il complesso degli ambiti economico-produttivi del Paese, dove la potenza fotovoltaica attiva è concentrata soprattutto nel settore industriale e delle utility, cui seguono comparto residenziale, terziario e agricoltura.
di energia elettrica prodotta in Italia da fonti rinnovabili
coperto dal fotovoltaico, attestandosi su livelli simili a quelli del comparto idroelettrico
Lo scenario di policy elaborato per il PNIEC (fonte RSE, GSE) prevede che al 2030 siano installati complessivamente circa 132 GW di impianti a fonti rinnovabili (di cui 80 GW solare e 30 GW eolica) con un incremento di circa 75 GW rispetto al 2021 (di cui +57 GW da fotovoltaico e +19 GW da eolico. La maggior parte della capacità sarà probabilmente dislocata nel sud del Paese per via della maggiore producibilità eolica e solare.
Si delinea pertanto un quadro positivo nello sviluppo di tale tecnologia in Italia anche rispetto al contesto europeo. Il raggiungimento degli obiettivi di crescita delle fonti rinnovabili fissati non potrà prescindere da un equilibrato ricorso a tutte le modalità e tecnologie di intervento possibili, che devono essere distribuite e centralizzate in maniera sempre complementare all’interno del sistema delle fonti rinnovabili.
Nel rispetto di questo principio, si ritiene cruciale che venga opportunamente considerata anche la necessità di contenimento, per quanto possibile del consumo di suolo, privilegiando quindi le realizzazioni brownfield:
In questa prospettiva, si condivide l’opportunità di sviluppare gli investimenti nel settore agri-voltaico, se unito a una riduzione del rischio di consumo del suolo e in piena sinergia con il settore agricolo, in particolare nelle coltivazioni ad alto valore aggiunto.
Sarebbe quindi possibile puntare anche all’impiego dei bacini idrici interni, così come ipotizzato nelle discussioni legate al decreto FER 2. In tale contesto sono poi da considerare anche le potenziali prospettive legate alle installazioni di fotovoltaico flottante, con utilizzo delle superfici bagnate non di pregio, quali i bacini artificiali in ambiti di basso valore paesaggistico/naturalistico. A questo riguardo, l’obiettivo è valorizzazione del coordinamento fra impianti idroelettrici esistenti, semplificando gli iter autorizzativi per l’installazione di questa tipologia di impianti fotovoltaici, prevedendo anche l’estensione delle “aree idonee” a tali ambiti.
Fondamentale in ogni caso per il raggiungimento dei target 2030, la definizione di un quadro regolatorio chiaro ed abilitante. Di primaria importanza, infatti, il Decreto Aree Idonee, la cui efficace attuazione accelererà l’installazione delle rinnovabili in tutte quelle aree prive di vincoli di natura morfologica, normativa o di destinazione d’uso.
L’energia eolica è una fonte di energia rinnovabile e sostenibile, oltre ad essere una risorsa accessibile a molte comunità, anche in luoghi remoti.
Gli impianti eolici tendono ad avere un impatto ambientale relativamente basso rispetto ad alcune altre forme di generazione energetica. Possono essere costruiti senza dover allagare terre per dighe, creare scorie radioattive o causare devastazioni su larga scala dell’ambiente circostante, sebbene il loro sviluppo possa essere soggetto a controversie riguardanti la loro ubicazione o il loro impatto visivo. Una volta che gli impianti eolici sono installati, la produzione di elettricità è relativamente economica. Inoltre, il costo dell’energia eolica è diminuito notevolmente negli ultimi anni, rendendola più competitiva rispetto a molte altre fonti di energia
L’energia eolica è un elemento importante nella strategia dell’Italia per ridurre le emissioni di gas serra e per aumentare la produzione di energia rinnovabile. Il Paese sta lavorando per ampliare ulteriormente la sua capacità eolica al fine di contribuire a una transizione verso un sistema energetico più sostenibile.
Complessivamente, si contano in Italia circa 6 mila impianti eolici, con una potenza media pari a 2MW. Il 6,3% degli impianti contribuisce all’89,9% della potenza installata.
Impianti eolici in Italia
Di potenza media
Il 94% della potenza è installata al Sud e nelle isole, dove la numerosità di impianti, in rapporto all’estensione del territorio regionale, è maggiore in Basilicata, con 14,5 impianti installati per ogni 100kmq. Mediamente sono installati in Italia 4kW ogni 100km2, ma sono stati sviluppati anche impianti eolici offshore, in particolare nell’Adriatico e nel Mar Tirreno, dove si possono sfruttare venti più costanti e potenti rispetto a quelli onshore.
Lo sviluppo dell’offshore è da considerarsi all’interno degli strumenti nazionali di pianificazione relativi agli spazi marittimi. Di questi, è auspicabile una rapida finalizzazione che andrà prevedendo una semplificazione delle procedure autorizzative oltre una distanza dalla costa. Questo tipo di processo verrà avviato a livello nazionale con il coinvolgimento degli stakeholder di riferimento, in una riflessione sui modelli regolatori da utilizzare per quanto riguarda l’ottimizzazione delle connessioni a mare e la partecipazione ai mercati degli impianti.
Lo scenario di policy elaborato per il PNIEC (fonte RSE, GSE) prevede che al 2030 siano installati complessivamente circa 132 GW di impianti a fonti rinnovabili di cui 28 GW eolica (la maggior parte della capacità sarà probabilmente dislocata nel sud del Paese per via della maggiore producibilità), con un incremento di circa 75 GW rispetto al 2021 (di cui +57 GW da fotovoltaico e +19 GW da eolico).
La promozione dell’eolico offshore flottante, il cui potenziale per l’Italia è quantitativamente rilevante ma che risulta a oggi ancora di fatto inesplorato, potrà portare significativi vantaggi di natura strategica per il sistema paese:
Tuttavia, il settore continua a crescere e a cercare soluzioni per affrontare queste sfide. L’agenda 2030 ha inoltre portato una revisione degli obiettivi del PNIEC che prevedono l’attuale 20,5% di produzione di energia derivante da fonte eolica, salire al 64% per la fine del decennio.
(espressa in %)
D’accordo con ANFIDA, Associazione Nazionale fra gli Industriali degli Acquedotti e aderente a Confindustria Energia, un fenomeno di magnitudine via via crescente è quello degli impatti che il cambiamento climatico sta comportando sulla disponibilità della risorsa idrica: lo scorso marzo l’IPCC ha concluso la pubblicazione del Sesto Rapporto di Valutazione sui Cambiamenti Climatici intitolato “Un’azione urgente per il clima può garantire un futuro vivibile per tutti”, focalizzando l’attenzione sul tema delle perdite e dei danni causati dal climate change che stiamo già sperimentando e che continueranno in futuro ed indicando una via chiara per il futuro: la soluzione sta in uno sviluppo sostenibile resiliente al clima.
I cambiamenti climatici hanno impatti di dimensioni crescenti sugli equilibri ecosistemici, in particolare, sulla qualità e sulla disponibilità di risorse idriche.
In particolare, il 2022 vede accentuarsi il fenomeno dovuto ad un lungo periodo di siccità che ha portato i livelli di fiumi e laghi ai minimi storici, compromettendo seriamente la disponibilità idrica per uso agricolo e civile: andando ad analizzare le serie storiche di pioggia caduta, il record precedente appartenente all’anno 2017 viene purtroppo sensibilmente superato al ribasso. Al tempo stesso, negli ultimi anni è cresciuto il numero di eventi alluvionali, determinando impatti drammatici su popolazione e tessuto produttivo ed evidenziando la fragilità dei nostri territori di fronte a fenomeni avversi legati all’eccesso di piovosità.
Un’accresciuta consapevolezza di un quadro così complesso potrà sicuramente contribuire alla ricerca delle più appropriate soluzioni, a partire dagli indirizzi che il Governo sta indicando, individuando nel comparto idrico un partner della Pubblica Amministrazione nella realizzazione di investimenti di rafforzamento della resilienza delle infrastrutture e della circolarità nell’uso della risorsa idrica.
Obiettivi prioritari restano quelli di garantire ai cittadini l’accesso a servizi di qualità sempre migliore, di colmare le differenze infrastrutturali tra i diversi territori e di sviluppare una cultura industriale dei servizi pubblici (Fonte ANFIDA).
Nel 2022 il maggior decremento in Italia nell’utilizzo delle risorse è stato registrato dalla fonte idroelettrica da apporti naturali (28,8 TWh, -37,8%, che fa seguito al precedente calo del 4,5% avuto nel 2021) che ha raggiunto i minimi storici, anche causa delle condizioni climatiche e metereologiche, che hanno condizionato l’idraulicità dei mesi primaverili ed estivi, con la riduzione delle precipitazioni piovose durante la maggior parte dell’anno. Tale fonte idroelettrica ha infatti contribuito alla produzione totale di energia elettrica per il 9,9%.
utilizzo fonte idroelettrica nel 2022
di energia elettrica prodotta da fonte idroelettrica
L’agenda 2030 circa la copertura per il 32% dei consumi energetici a livello UE derivato da energie rinnovabili, impone programmi di rinnovamento a salvaguardia del settore idroelettrico per il soddisfacimento del mix energetico nazionale.
In particolare, l’obiettivo 7 volto ad assicurare l’accesso a sistemi di energia economici, affidabili, sostenibili e moderni a tutti, e l’obiettivo 13 che guarda alla lotta al cambiamento climatico includono senz’altro la promozione della ricerca in investimenti per produrre energia pulita ad esempio dalla fornitura di acqua, allo scopo di contribuire significativamente alle fonti rinnovabili del mix energetico nazionale.
L’Italia ha compiuto progressi significativi nello sviluppo delle fonti di energia rinnovabile adottando negli anni politiche e strumenti per promuoverne la produzione e il consumo.
La proposta di aggiornamento del PNIEC propone di elevare l’obiettivo di potenza installata da fonti rinnovabili a 131,3GW; la bozza fisserebbe dunque un target complessivo per le rinnovabili del 40,5% del consumo finale lordo di energia al 2030. Tali linee programmatiche mirano a migliorare l’indipendenza energetica, aumentando allo stesso tempo la capacità occupazionale nel settore. Il Paese sta dunque lavorando per raggiungere gli obiettivi sulle fonti rinnovabili stabiliti a livello europeo.
Il raggiungimento degli obiettivi di crescita delle fonti rinnovabili fissati dall’Unione Europa e a livello nazionale non potrà comunque prescindere dal ricorso equilibrato a tutte le tecnologie, sia quelle economicamente più efficienti, sia promuovendo in parallelo quelle di recente commercializzazione, ma comunque caratterizzate da importanti prospettive di sviluppo con il duplice beneficio di: aumentare la diversificazione dei contributi al mix nazionale – sfruttando anche, oltre all’eolico ed al solare, l’idroelettrico, il geotermico, le bioenergie e l’energia da moto ondoso/marino – per lo sviluppo di filiere industriali nazionali, con importanti ricadute economiche e occupazionali.
In particolare, l’idroelettrico sarà una tecnologia chiave nelle prospettive future per il conseguimento degli obiettivi energetico-ambientali, in quanto garantisce programmabilità nellla produzione (attraverso i pompaggi) .
La potenza idroelettrica in Italia nell’ultimo biennio è cresciuta di oltre un centinaio di impianti coprendo oltre l’8% della richiesta elettrica nazionale (includendo l’apporto dei pompaggi). Mediamente, in Italia sono installati 7,2 kW ogni 100 kmq, complessivamente si contano più di 4800 impianti con una potenza media di 4,5 MW, dove il 7% degli impianti possiede una potenza superiore a 10 MW contribuendo all’83% della potenza complessiva.
Occorre completare il percorso normativo indispensabile per realizzare nuovi invasi e pompaggi e, parallelamente, definire un quadro legislativo omogeneo e stabile a livello nazionale in relazione alla disciplina di assegnazione delle concessioni idroelettriche di grande derivazione prevedendo, da un lato, un’estensione dell’attuale durata di concessione correlata al piano di investimenti presentato, dall’altro, confermando la necessità di trattare in maniera distinta gli impianti di pompaggio.
L’Italia ha inoltre una notevole attività geotermica, in particolare in regioni come la Toscana, dove sorgenti geotermiche naturali sono state sfruttate per generare energia elettrica e riscaldamento, fino a produrre 4,8 kW ogni 100 kmq. Si contano su territorio nazionale circa 3189 impianti da bioenergie e geotermoelettrici con una potenza media pari a 1,54MW.
Allo stesso modo, occorre intervenire per garantire la continuità di esercizio di impianti quali quelli di produzione di bioenergia, soggetti ai costi di approvvigionamento della biomassa ma al contempo in grado di garantire produzione programmabile e continua.
Per quanto riguarda la diffusione delle bioenergie, il contesto comunitario traccia un quadro favorevole per il loro svilluppo, sia nel settore dei trasporti che nel settore termico.
Il 21 ottobre 2023 è stata pubblicata in Gazzetta Ufficiale la Direttiva europea RED III, ovvero la Renewable Energy Directive che rientra nel pacchetto Fit For 55 e che sostituisce la RED II del 2018. Tale Direttiva stabilisce un nuovo target per la quota di consumi da energie rinnovabili per il mix energetico europeo da raggiungere al 2030, aumentando il target al 42,5% e in particolare per la quota dei consumi del settore dei trasporti coperta da fonti rinnovabili, ad oggi fissato al 14% dalla RED II, portandolo al 29%. Di conseguenza verrà aumentato gradualmente l’obbligo di immissione in consumo di prodotti rinnovabili in capo ai fornitori, estendendo l’applicazione a tutti i comparti dei trasporti, e coordinando gli effetti con i regolamenti FuelEU maritime e ReFuelEU aviation. Contemporaneamente, ci si propone di promuovere l’utilizzo di più vettori energetici, ad esempio immettendo in consumo una quantità di combustibili rinnovabili di origine non biologica e l’utilizzo del biometano, bio Gpl, bio Gnl e dei biocarburanti in purezza.
La proposta di aggiornamento del PNIEC prospetta, una crescita della produzione di energia termica più sostenuta nei prossimi anni (fino ad arrivare a 19mtep, anziché a 15mtep, nel 2030) ed eleva l’obiettivo finale di copertura dei consumi termici da rinnovabili dal 33,9 al 36,7%. Per questo motivo, un ulteriore apporto dato da fonti rinnovabili deve essere incentivato, come lo sfruttamento della biomassa, che include il biogas e i rifiuti organici utilizzata per la produzione di energia termica ed elettrica in impianti di cogenerazione e centrali a biomassa.
Secondo l’Osservatorio FER realizzato da ANIE Rinnovabili, al 30 settembre 2023 in Italia il 37% del fabbisogno elettrico nazionale è coperto da:
Fonte idroelettrica
Fonte geotermica
Fonte bioenergie
Lo scenario di policy elaborato per il PNIEC (Fonte GSE, RSE) prevede che al 2030 siano installati complessivamente circa 132 GW di impianti a fonti rinnovabili (di cui 19 GW idroelettrica, 1 GW Geotermica e 3 GW di Bioenergie).
Un’altra fonte di energia con enormi potenzialità è invece quella del moto ondoso, che consiste nello sfruttamento dell’energia cinetica contenuta nel moto ondoso, da cui prende appunto il nome. Viene classificata tra le fonti rinnovabili poiché il suo sfruttamento, se attuato in maniera concentrata e costante, si rivela utile a generare elettricità in modo sostenibile e affidabile. A livello mondiale, il suo potenziale di energia è di circa 18 mila TWh, a fronte di un consumo globale di elettricità di circa 24700 TWh (dati IEA 2022).
Moto ondoso
A livello europeo la strategia per le energie rinnovabili evidenzia la necessità di raggiungere almeno 40 GW di energia oceanica entro il 2050 nell’UE come mezzo chiave per raggiungere la neutralità climatica. In Italia, la proposta di aggiornamento del PNIEC eleva il target 2030 per la copertura dei consumi da fonti energetiche rinnovabili al 10,5%, raddoppiando quindi la quota rispetto allo scorso triennio.
Le fonti rinnovabili generano 63,838 GW di potenza
Alcune delle fonti rinnovabili da cui provengono i 63,838 GW di potenza generati
Il gas è una fonte energetica versatile e flessibile all’uso in molteplici applicazioni energetiche, inclusa la produzione di elettricità, il riscaldamento domestico e industriale e il trasporto. È ampiamente disponibile a livello globale, estratto da giacimenti sotterranei, carattere che lo rende una risorsa energetica accessibile.
Il gas può svolgere un ruolo importante nella transizione verso un mix energetico più pulito.
Nel 2022 il mercato del gas naturale ha subito un forte shock in seguito ai tagli dei flussi russi in Europa, registrati successivamente allo scoppio del conflitto in Ucraina e che hanno causato una pressione senza precedenti sull’offerta, innescando una crisi energetica globale. I consumi mondiali di gas sono diminuiti del 1,5% (circa -61 miliardi di metri cubi), terza riduzione verificatasi nella storia, dopo quella del 2009 (-60 miliardi di metri cubi) e quella del 2020 (-50 miliardi di metri cubi), risultando la massima mai avvenuta.
I metri cubi consumati nel mondo
I metri cubi consumati nel mondo, circa il -1,5%
Nel 2023, in Italia i consumi di gas naturale, pari a 63,13 miliardi di metri cubi, sono diminuiti del 8,5%, rispetto al 2022 e del 10,4 % sulla media del decennio 2013-2022 – un dato imputabile anche alla tendenza al calo dei consumi derivanti principalmente dal termoelettrico e dal settore civile. La produzione interna si è inoltre ridotta del 9,7% scendendo per la prima volta sotto i 3 mld mc (2,8 mld mc, -45,4% sulla media decennale).
Nonostante ciò, i Paesi europei sono stati in grado di riempire i loro siti di stoccaggio di gas ben al di sopra delle medie storiche, sostenuti da una combinazione di misure politiche mirate, dalla diversificazione delle fonti di approvvigionamento, da un afflusso di gas naturale liquefatto record e un forte calo dei consumi gas, sia nel settore industriale che nei settori residenziale e commerciale, sostenuto anche dalla climatica mite.
Il sistema italiano del gas rimane allo stato attuale uno dei maggiormente interconnessi del continente europeo e, grazie anche alla sua posizione privilegiata e all’infrastruttura ramificata, ha accesso alle risorse di gas presenti in nord Africa (Algeria e Libia) oltre al gas proveniente dall’Azerbaijan tramite il sistema di trasporto di TAP e al GNL che può essere rigassificato nei tre impianti esistenti (Panigaglia, offshore Adriatico, OLT), cui si è aggiunto, in conseguenza degli interventi di urgenza decisi dal Governo per fare fronte alla crisi derivante dalla guerra russo- ucraina, un quarto impianto di tipo FRSU con una capacità di rigassificazioni di 5 bcm/y, recentemente installato nel porto di Piombino. Ad essi si aggiungerà un ulteriore impianto di tipo FRSU da installare nel 2024 al largo della costa di Ravenna, per ulteriori 5 bcm/y.
Con riferimento all’industria dei gas liquefatti sono previsti investimenti pari a oltre 4,3 miliardi per il raggiungimento degli obiettivi 2030, volti alla realizzazione degli impianti di produzione, all’immissione di consumo nel settore termico (civile, industriale e in forma pura e miscela) dei trasporti (leggero e pesante, marittimo e stradale). L’impiego di questi prodotti comporterebbe tra l’altro importanti riduzioni di CO2, l’attivazione di sinergie industriali in ottica di economia circolare, nonché la riduzione del quantitativo dei volumi di rifiuti da gestire.
Gli asset interessati da questo processo sono relativi a 288 depositi satelliti per il GNL, attualmente asserviti alla rete di distribuzione per il trasporto stradale pesante e leggero, a servizio di industrie e reti non connesse alla rete di trasporto del gas naturale e due depositi di stoccaggio Small Scale, di recente esercizio e atti a favorire anche il bunkeraggio navale. Per il GPL invece, dal punto di vista numerico sono coinvolti oltre 4500 punti vendita carburante con 380 depositi di stoccaggio, oltre 28 milioni di bombole e oltre 1,5 milioni di serbatoi installati presso i consumatori finali (usi residenziali di riscaldamento, produzione di acqua calda sanitaria, uso cottura, usi industriali, commerciali ed agricoli).
L’investimento per la valorizzazione delle infrastrutture del gas sarà fondamentale per garantire la sicurezza energetica, rendendo flessibile il sistema di approvvigionamento e per assicurare la progressiva penetrazione del biometano e dell’idrogeno che contribuiranno con quote crescenti alla transizione energetica.
In questo contesto, il ruolo del gas sarà essenziale per l’adeguatezza e la diversificazione dell’offerta a livello nazionale. Tra le azioni strategiche da pianificare si ritiene necessario:
Altro fondamentale fattore è rappresentato dalla produzione di gas nazionale, dove le ingenti riserve, accertate per oltre 110 miliardi di metri cubi per una stima complessiva di oltre 200 miliardi, con adeguate azioni di valorizzazione, potrebbero portare a nuovi obiettivi di produzione pari a circa 7 miliardi di m³/anno entro il 2026, mantenendo questi standard per gli anni successivi.
Le riserve di gas
Obiettivo di produzione entro il 2026
Infine, l’obiettivo di diversificazione gli approvvigionamenti, non potrà non prevedere anche lo sviluppo di filiere produttive capaci di contribuire alla decarbonizzazione e alle sinergie fra comparti industria, in un’ottica di economia circolare, sia per gli utilizzi da parte delle utenze non collegate alla rete dei metanodotti, nonché per il settore dei trasporti.
Una revisione dell’apparato normativo, consentirebbe anche la valorizzazione delle infrastrutture esistenti per lo sviluppo delle filiere rinnovabili, essendo le frazioni bio e rinnovabili dei prodotti gassosi direttamente implementabili nella logistica attuale (sia infrastruttura di stoccaggio che distribuzione) senza alcuna necessità di adeguamento, neanche degli apparecchi utilizzatori (veicoli o generatori di calore).
Non solo il petrolio è tra le principali risorse energetiche del pianeta, impiegato in maniera significativa per soddisfare la domanda nel settore dei trasporti (terrestre, marittimo e aereo), ma è anche una materia prima flessibile e dagli usi molteplici. Quasi tutto ciò che vediamo attorno a noi contiene – direttamente o indirettamente – derivati del petrolio: dai mobili alle vernici, dai giocattoli all’abbigliamento, e perfino i medicinali e i cosmetici. Gli usi svariati del petrolio e la sua versatilità all’interno del sistema energetico hanno contribuito a garantire solidità, redditività, competitività al sistema energetico nazionale. I prodotti petroliferi, inoltre, sono una materia prima essenziale per la cosiddetta green chemistry e per la produzione di plastiche, fibre e gomme sintetiche, detergenti e altri prodotti di largo impiego.
Il sistema di raffinazione rappresenta un asset fondamentale per la sicurezza degli approvvigionamenti energetici. I prodotti petroliferi corrispondono al 92% degli utilizzi per il trasporto su strada, il 99,5% del trasporto aereo e il 98,6% di quello via mare.
Utilizzi per il trasporto su strada
Utilizzi per il trasporto aereo
Utilizzi per il trasporto via mare
Negli ultimi anni i prodotti petroliferi hanno coperto circa il 90% del fabbisogno di materia prima del petrolchimico, seguiti da gas e solidi solo in misura marginale.
Nel 2022, al fabbisogno di petrolio, la produzione nazionale ha contribuito per circa il 9%, mentre le importazioni (al netto delle scorte accumulate) hanno soddisfatto oltre il 100% della domanda.
D‘accordo con i dati UNEM, nel corso del 2022 è rimasto invariato il numero di raffinerie operanti in Italia, undici impianti tradizionali e due bioraffinerie, con una capacità di raffinazione complessiva di 87,25 milioni di tonnellate.
Il comparto petrolifero di oggi è impegnato nello sviluppo di tecnologie e miscele sempre più eco-compatibili anche grazie alle sinergie con il settore automotive e della chimica, affinché le soluzioni proposte guardino tutte nella stessa direzione della sostenibilità.
L’intero settore del petrolio sta affrontando una sfida senza precedenti nell’adattarsi alla maggiore sensibilità globale in tema ambientale, con una crescente consapevolezza della necessità di contribuire a un cambiamento reale. In questa direzione, le aziende del comparto stanno intraprendendo azioni concrete per aprire la strada per un futuro più sostenibile, dimostrando che l’industria petrolifera può giocare un ruolo positivo nella transizione energetica.
Per raggiungere la neutralità climatica entro il 2050, in attuazione del Green Deal europeo, le raffinerie cambieranno progressivamente la loro struttura produttiva orientandosi sempre più verso la produzione di “Low Carbon Fuels”, sostituendo la materia prima petrolio con una serie diversificata di feedstocks di origine biologica o carbon neutral, integrati con tecnologie di economia circolare (Waste to Oil, Waste do Chemicals) esplorando modalità volte alla rilevazione e stoccaggio delle emissioni di carbonio.
In questo modo, gli obiettivi di decarbonizzazione comunitari verranno conciliati al miglioramento della sicurezza energetica attraverso la flessibilità e la diversificazione delle fonti di approvvigionamento.
Il carbone (o combustibili solidi) è una fonte di energia impiegata principalmente per la generazione di energia elettrica. Nell’ultimo periodo, la crescente attenzione agli impatti ambientali e la necessità di limitare le emissioni di gas serra hanno portato a una graduale riduzione del suo utilizzo in molti Paesi. La transizione verso fonti energetiche più pulite è un aspetto chiave nella lotta al cambiamento climatico e per una produzione energetica più sostenibile.
L’Italia utilizza anche il carbone per rispondere al proprio fabbisogno di energia elettrica, ma la quantità specifica utilizzata dipende da diversi fattori, come la domanda energetica del paese, la disponibilità di altre fonti energetiche e le politiche energetiche nazionali. Ad esempio, prima della pandemia già venivano consumati circa 10 milioni di tonnellate di carbone per la produzione di energia elettrica.
In Italia risultano in esercizio 6 centrali termoelettriche a carbone generalmente situate in aree a spiccata vocazione industriale:
Attualmente, appena il 12% del fabbisogno energetico è soddisfatto da questa fonte, contro una media europea del 26% circa, con una tangibile riduzione del consumo di carbone contestuale alla promozione nell’utilizzo di fonti energetiche più sostenibili.
Come previsto anche nella proposta di aggiornamento del Piano Nazionale Energia e Clima, le energie rinnovabili occupano un ruolo di primo piano nella politica energetica nazionale. L’Italia intende continuare a promuoverne lo sviluppo, accelerando la transizione dai combustibili tradizionali alle fonti rinnovabili, promuovendo l’abbandono del carbone per la generazione elettrica a favore di un mix elettrico basato su una quota crescente di rinnovabili e, per la parte residua, sul gas.
Potenza espressa in MW
Quella solare è una fonte di energia sostenibile, pulita e inesauribile il cui impiego può generare importanti benefici sia a livello ambientale che sociale, contribuendo ad esempio alla riduzione delle emissioni di gas serra, della dipendenza energetica e alla creazione di filiere industriali e posti di lavoro.
Quando il solare è utilizzato per la produzione di elettricità si parla di fotovoltaico. L’effetto fotovoltaico è infatti la proprietà di alcuni materiali semiconduttori di generare elettricità se colpiti da radiazione luminosa.
Un solo dato basterebbe per comprendere le potenzialità della tecnologia fotovoltaica:
Se coniugato alla rinnovabilità della fonte e al fatto che essa genera energia senza emissione di anidride carbonica, ecco spiegato lo sviluppo significativo della stessa nell’ultima decade.
Gli impianti fotovoltaici possono trovare diversa applicazione:
In Italia – che grazie alla sua posizione geografica dispone di una quantità significativa di irraggiamento – negli ultimi anni si è osservata una crescita esponenziale nell’installazione di impianti fotovoltaici, supportata anche da meccanismi di incentivazione.
L’Osservatorio FER, realizzato da ANIE Rinnovabili sulla base dei dati Gaudì di Terna, al 30 settembre 2023 indicava come dati sulla capacità installata del solare fotovoltaico nell’anno una potenza complessiva di 3,122 GW così suddivisa: 2,804 GW fotovoltaici, 305 MW eolici e 13 MW idroelettrici. Tali rilevazioni permettono di confermare la tendenza della potenza connessa in crescita per il 2023, aumentata del 57% rispetto ai primi 9 mesi del 2022.
Rispetto ai primi 9 mesi del 2022.
I ritmi di crescita registrati infatti, con una media degli impianti di poco superiore ai 20 kW, investono l’intera territorialità italiana per tutte le classi di potenza degli impianti, così come il complesso degli ambiti economico-produttivi del Paese, dove la potenza fotovoltaica attiva è concentrata soprattutto nel settore industriale e delle utility, cui seguono comparto residenziale, terziario e agricoltura.
di energia elettrica prodotta in Italia da fonti rinnovabili
coperto dal fotovoltaico, attestandosi su livelli simili a quelli del comparto idroelettrico
Lo scenario di policy elaborato per il PNIEC (fonte RSE, GSE) prevede che al 2030 siano installati complessivamente circa 132 GW di impianti a fonti rinnovabili (di cui 80 GW solare e 30 GW eolica) con un incremento di circa 75 GW rispetto al 2021 (di cui +57 GW da fotovoltaico e +19 GW da eolico. La maggior parte della capacità sarà probabilmente dislocata nel sud del Paese per via della maggiore producibilità eolica e solare.
Si delinea pertanto un quadro positivo nello sviluppo di tale tecnologia in Italia anche rispetto al contesto europeo. Il raggiungimento degli obiettivi di crescita delle fonti rinnovabili fissati non potrà prescindere da un equilibrato ricorso a tutte le modalità e tecnologie di intervento possibili, che devono essere distribuite e centralizzate in maniera sempre complementare all’interno del sistema delle fonti rinnovabili.
Nel rispetto di questo principio, si ritiene cruciale che venga opportunamente considerata anche la necessità di contenimento, per quanto possibile del consumo di suolo, privilegiando quindi le realizzazioni brownfield:
In questa prospettiva, si condivide l’opportunità di sviluppare gli investimenti nel settore agri-voltaico, se unito a una riduzione del rischio di consumo del suolo e in piena sinergia con il settore agricolo, in particolare nelle coltivazioni ad alto valore aggiunto.
Sarebbe quindi possibile puntare anche all’impiego dei bacini idrici interni, così come ipotizzato nelle discussioni legate al decreto FER 2. In tale contesto sono poi da considerare anche le potenziali prospettive legate alle installazioni di fotovoltaico flottante, con utilizzo delle superfici bagnate non di pregio, quali i bacini artificiali in ambiti di basso valore paesaggistico/naturalistico. A questo riguardo, l’obiettivo è valorizzazione del coordinamento fra impianti idroelettrici esistenti, semplificando gli iter autorizzativi per l’installazione di questa tipologia di impianti fotovoltaici, prevedendo anche l’estensione delle “aree idonee” a tali ambiti.
Fondamentale in ogni caso per il raggiungimento dei target 2030, la definizione di un quadro regolatorio chiaro ed abilitante. Di primaria importanza, infatti, il Decreto Aree Idonee, la cui efficace attuazione accelererà l’installazione delle rinnovabili in tutte quelle aree prive di vincoli di natura morfologica, normativa o di destinazione d’uso.
L’energia eolica è una fonte di energia rinnovabile e sostenibile, oltre ad essere una risorsa accessibile a molte comunità, anche in luoghi remoti.
Gli impianti eolici tendono ad avere un impatto ambientale relativamente basso rispetto ad alcune altre forme di generazione energetica. Possono essere costruiti senza dover allagare terre per dighe, creare scorie radioattive o causare devastazioni su larga scala dell’ambiente circostante, sebbene il loro sviluppo possa essere soggetto a controversie riguardanti la loro ubicazione o il loro impatto visivo. Una volta che gli impianti eolici sono installati, la produzione di elettricità è relativamente economica. Inoltre, il costo dell’energia eolica è diminuito notevolmente negli ultimi anni, rendendola più competitiva rispetto a molte altre fonti di energia
L’energia eolica è un elemento importante nella strategia dell’Italia per ridurre le emissioni di gas serra e per aumentare la produzione di energia rinnovabile. Il Paese sta lavorando per ampliare ulteriormente la sua capacità eolica al fine di contribuire a una transizione verso un sistema energetico più sostenibile.
Complessivamente, si contano in Italia circa 6 mila impianti eolici, con una potenza media pari a 2MW. Il 6,3% degli impianti contribuisce all’89,9% della potenza installata.
Impianti eolici in Italia
Di potenza media
Il 94% della potenza è installata al Sud e nelle isole, dove la numerosità di impianti, in rapporto all’estensione del territorio regionale, è maggiore in Basilicata, con 14,5 impianti installati per ogni 100kmq. Mediamente sono installati in Italia 4kW ogni 100km2, ma sono stati sviluppati anche impianti eolici offshore, in particolare nell’Adriatico e nel Mar Tirreno, dove si possono sfruttare venti più costanti e potenti rispetto a quelli onshore.
Lo sviluppo dell’offshore è da considerarsi all’interno degli strumenti nazionali di pianificazione relativi agli spazi marittimi. Di questi, è auspicabile una rapida finalizzazione che andrà prevedendo una semplificazione delle procedure autorizzative oltre una distanza dalla costa. Questo tipo di processo verrà avviato a livello nazionale con il coinvolgimento degli stakeholder di riferimento, in una riflessione sui modelli regolatori da utilizzare per quanto riguarda l’ottimizzazione delle connessioni a mare e la partecipazione ai mercati degli impianti.
Lo scenario di policy elaborato per il PNIEC (fonte RSE, GSE) prevede che al 2030 siano installati complessivamente circa 132 GW di impianti a fonti rinnovabili di cui 28 GW eolica (la maggior parte della capacità sarà probabilmente dislocata nel sud del Paese per via della maggiore producibilità), con un incremento di circa 75 GW rispetto al 2021 (di cui +57 GW da fotovoltaico e +19 GW da eolico).
La promozione dell’eolico offshore flottante, il cui potenziale per l’Italia è quantitativamente rilevante ma che risulta a oggi ancora di fatto inesplorato, potrà portare significativi vantaggi di natura strategica per il sistema paese:
Tuttavia, il settore continua a crescere e a cercare soluzioni per affrontare queste sfide. L’agenda 2030 ha inoltre portato una revisione degli obiettivi del PNIEC che prevedono l’attuale 20,5% di produzione di energia derivante da fonte eolica, salire al 64% per la fine del decennio.
(espressa in %)
D’accordo con ANFIDA, Associazione Nazionale fra gli Industriali degli Acquedotti e aderente a Confindustria Energia, un fenomeno di magnitudine via via crescente è quello degli impatti che il cambiamento climatico sta comportando sulla disponibilità della risorsa idrica: lo scorso marzo l’IPCC ha concluso la pubblicazione del Sesto Rapporto di Valutazione sui Cambiamenti Climatici intitolato “Un’azione urgente per il clima può garantire un futuro vivibile per tutti”, focalizzando l’attenzione sul tema delle perdite e dei danni causati dal climate change che stiamo già sperimentando e che continueranno in futuro ed indicando una via chiara per il futuro: la soluzione sta in uno sviluppo sostenibile resiliente al clima.
I cambiamenti climatici hanno impatti di dimensioni crescenti sugli equilibri ecosistemici, in particolare, sulla qualità e sulla disponibilità di risorse idriche.
In particolare, il 2022 vede accentuarsi il fenomeno dovuto ad un lungo periodo di siccità che ha portato i livelli di fiumi e laghi ai minimi storici, compromettendo seriamente la disponibilità idrica per uso agricolo e civile: andando ad analizzare le serie storiche di pioggia caduta, il record precedente appartenente all’anno 2017 viene purtroppo sensibilmente superato al ribasso. Al tempo stesso, negli ultimi anni è cresciuto il numero di eventi alluvionali, determinando impatti drammatici su popolazione e tessuto produttivo ed evidenziando la fragilità dei nostri territori di fronte a fenomeni avversi legati all’eccesso di piovosità.
Un’accresciuta consapevolezza di un quadro così complesso potrà sicuramente contribuire alla ricerca delle più appropriate soluzioni, a partire dagli indirizzi che il Governo sta indicando, individuando nel comparto idrico un partner della Pubblica Amministrazione nella realizzazione di investimenti di rafforzamento della resilienza delle infrastrutture e della circolarità nell’uso della risorsa idrica.
Obiettivi prioritari restano quelli di garantire ai cittadini l’accesso a servizi di qualità sempre migliore, di colmare le differenze infrastrutturali tra i diversi territori e di sviluppare una cultura industriale dei servizi pubblici (Fonte ANFIDA).
Nel 2022 il maggior decremento in Italia nell’utilizzo delle risorse è stato registrato dalla fonte idroelettrica da apporti naturali (28,8 TWh, -37,8%, che fa seguito al precedente calo del 4,5% avuto nel 2021) che ha raggiunto i minimi storici, anche causa delle condizioni climatiche e metereologiche, che hanno condizionato l’idraulicità dei mesi primaverili ed estivi, con la riduzione delle precipitazioni piovose durante la maggior parte dell’anno. Tale fonte idroelettrica ha infatti contribuito alla produzione totale di energia elettrica per il 9,9%.
utilizzo fonte idroelettrica nel 2022
di energia elettrica prodotta da fonte idroelettrica
L’agenda 2030 circa la copertura per il 32% dei consumi energetici a livello UE derivato da energie rinnovabili, impone programmi di rinnovamento a salvaguardia del settore idroelettrico per il soddisfacimento del mix energetico nazionale.
In particolare, l’obiettivo 7 volto ad assicurare l’accesso a sistemi di energia economici, affidabili, sostenibili e moderni a tutti, e l’obiettivo 13 che guarda alla lotta al cambiamento climatico includono senz’altro la promozione della ricerca in investimenti per produrre energia pulita ad esempio dalla fornitura di acqua, allo scopo di contribuire significativamente alle fonti rinnovabili del mix energetico nazionale.
L’Italia ha compiuto progressi significativi nello sviluppo delle fonti di energia rinnovabile adottando negli anni politiche e strumenti per promuoverne la produzione e il consumo.
La proposta di aggiornamento del PNIEC propone di elevare l’obiettivo di potenza installata da fonti rinnovabili a 131,3GW; la bozza fisserebbe dunque un target complessivo per le rinnovabili del 40,5% del consumo finale lordo di energia al 2030. Tali linee programmatiche mirano a migliorare l’indipendenza energetica, aumentando allo stesso tempo la capacità occupazionale nel settore. Il Paese sta dunque lavorando per raggiungere gli obiettivi sulle fonti rinnovabili stabiliti a livello europeo.
Il raggiungimento degli obiettivi di crescita delle fonti rinnovabili fissati dall’Unione Europa e a livello nazionale non potrà comunque prescindere dal ricorso equilibrato a tutte le tecnologie, sia quelle economicamente più efficienti, sia promuovendo in parallelo quelle di recente commercializzazione, ma comunque caratterizzate da importanti prospettive di sviluppo con il duplice beneficio di: aumentare la diversificazione dei contributi al mix nazionale – sfruttando anche, oltre all’eolico ed al solare, l’idroelettrico, il geotermico, le bioenergie e l’energia da moto ondoso/marino – per lo sviluppo di filiere industriali nazionali, con importanti ricadute economiche e occupazionali.
In particolare, l’idroelettrico sarà una tecnologia chiave nelle prospettive future per il conseguimento degli obiettivi energetico-ambientali, in quanto garantisce programmabilità nellla produzione (attraverso i pompaggi) .
La potenza idroelettrica in Italia nell’ultimo biennio è cresciuta di oltre un centinaio di impianti coprendo oltre l’8% della richiesta elettrica nazionale (includendo l’apporto dei pompaggi). Mediamente, in Italia sono installati 7,2 kW ogni 100 kmq, complessivamente si contano più di 4800 impianti con una potenza media di 4,5 MW, dove il 7% degli impianti possiede una potenza superiore a 10 MW contribuendo all’83% della potenza complessiva.
Occorre completare il percorso normativo indispensabile per realizzare nuovi invasi e pompaggi e, parallelamente, definire un quadro legislativo omogeneo e stabile a livello nazionale in relazione alla disciplina di assegnazione delle concessioni idroelettriche di grande derivazione prevedendo, da un lato, un’estensione dell’attuale durata di concessione correlata al piano di investimenti presentato, dall’altro, confermando la necessità di trattare in maniera distinta gli impianti di pompaggio.
L’Italia ha inoltre una notevole attività geotermica, in particolare in regioni come la Toscana, dove sorgenti geotermiche naturali sono state sfruttate per generare energia elettrica e riscaldamento, fino a produrre 4,8 kW ogni 100 kmq. Si contano su territorio nazionale circa 3189 impianti da bioenergie e geotermoelettrici con una potenza media pari a 1,54MW.
Allo stesso modo, occorre intervenire per garantire la continuità di esercizio di impianti quali quelli di produzione di bioenergia, soggetti ai costi di approvvigionamento della biomassa ma al contempo in grado di garantire produzione programmabile e continua.
Per quanto riguarda la diffusione delle bioenergie, il contesto comunitario traccia un quadro favorevole per il loro svilluppo, sia nel settore dei trasporti che nel settore termico.
Il 21 ottobre 2023 è stata pubblicata in Gazzetta Ufficiale la Direttiva europea RED III, ovvero la Renewable Energy Directive che rientra nel pacchetto Fit For 55 e che sostituisce la RED II del 2018. Tale Direttiva stabilisce un nuovo target per la quota di consumi da energie rinnovabili per il mix energetico europeo da raggiungere al 2030, aumentando il target al 42,5% e in particolare per la quota dei consumi del settore dei trasporti coperta da fonti rinnovabili, ad oggi fissato al 14% dalla RED II, portandolo al 29%. Di conseguenza verrà aumentato gradualmente l’obbligo di immissione in consumo di prodotti rinnovabili in capo ai fornitori, estendendo l’applicazione a tutti i comparti dei trasporti, e coordinando gli effetti con i regolamenti FuelEU maritime e ReFuelEU aviation. Contemporaneamente, ci si propone di promuovere l’utilizzo di più vettori energetici, ad esempio immettendo in consumo una quantità di combustibili rinnovabili di origine non biologica e l’utilizzo del biometano, bio Gpl, bio Gnl e dei biocarburanti in purezza.
La proposta di aggiornamento del PNIEC prospetta, una crescita della produzione di energia termica più sostenuta nei prossimi anni (fino ad arrivare a 19mtep, anziché a 15mtep, nel 2030) ed eleva l’obiettivo finale di copertura dei consumi termici da rinnovabili dal 33,9 al 36,7%. Per questo motivo, un ulteriore apporto dato da fonti rinnovabili deve essere incentivato, come lo sfruttamento della biomassa, che include il biogas e i rifiuti organici utilizzata per la produzione di energia termica ed elettrica in impianti di cogenerazione e centrali a biomassa.
Secondo l’Osservatorio FER realizzato da ANIE Rinnovabili, al 30 settembre 2023 in Italia il 37% del fabbisogno elettrico nazionale è coperto da:
Fonte idroelettrica
Fonte geotermica
Fonte bioenergie
Lo scenario di policy elaborato per il PNIEC (Fonte GSE, RSE) prevede che al 2030 siano installati complessivamente circa 132 GW di impianti a fonti rinnovabili (di cui 19 GW idroelettrica, 1 GW Geotermica e 3 GW di Bioenergie).
Un’altra fonte di energia con enormi potenzialità è invece quella del moto ondoso, che consiste nello sfruttamento dell’energia cinetica contenuta nel moto ondoso, da cui prende appunto il nome. Viene classificata tra le fonti rinnovabili poiché il suo sfruttamento, se attuato in maniera concentrata e costante, si rivela utile a generare elettricità in modo sostenibile e affidabile. A livello mondiale, il suo potenziale di energia è di circa 18 mila TWh, a fronte di un consumo globale di elettricità di circa 24700 TWh (dati IEA 2022).
Moto ondoso
A livello europeo la strategia per le energie rinnovabili evidenzia la necessità di raggiungere almeno 40 GW di energia oceanica entro il 2050 nell’UE come mezzo chiave per raggiungere la neutralità climatica. In Italia, la proposta di aggiornamento del PNIEC eleva il target 2030 per la copertura dei consumi da fonti energetiche rinnovabili al 10,5%, raddoppiando quindi la quota rispetto allo scorso triennio.
Le fonti rinnovabili generano 63,838 GW di potenza
Alcune delle fonti rinnovabili da cui provengono i 63,838 GW di potenza generati
Il gas è una fonte energetica versatile e flessibile all’uso in molteplici applicazioni energetiche, inclusa la produzione di elettricità, il riscaldamento domestico e industriale e il trasporto. È ampiamente disponibile a livello globale, estratto da giacimenti sotterranei, carattere che lo rende una risorsa energetica accessibile.
Il gas può svolgere un ruolo importante nella transizione verso un mix energetico più pulito.
Nel 2022 il mercato del gas naturale ha subito un forte shock in seguito ai tagli dei flussi russi in Europa, registrati successivamente allo scoppio del conflitto in Ucraina e che hanno causato una pressione senza precedenti sull’offerta, innescando una crisi energetica globale. I consumi mondiali di gas sono diminuiti del 1,5% (circa -61 miliardi di metri cubi), terza riduzione verificatasi nella storia, dopo quella del 2009 (-60 miliardi di metri cubi) e quella del 2020 (-50 miliardi di metri cubi), risultando la massima mai avvenuta.
I metri cubi consumati nel mondo
I metri cubi consumati nel mondo, circa il -1,5%
Nel 2023, in Italia i consumi di gas naturale, pari a 63,13 miliardi di metri cubi, sono diminuiti del 8,5%, rispetto al 2022 e del 10,4 % sulla media del decennio 2013-2022 – un dato imputabile anche alla tendenza al calo dei consumi derivanti principalmente dal termoelettrico e dal settore civile. La produzione interna si è inoltre ridotta del 9,7% scendendo per la prima volta sotto i 3 mld mc (2,8 mld mc, -45,4% sulla media decennale).
Nonostante ciò, i Paesi europei sono stati in grado di riempire i loro siti di stoccaggio di gas ben al di sopra delle medie storiche, sostenuti da una combinazione di misure politiche mirate, dalla diversificazione delle fonti di approvvigionamento, da un afflusso di gas naturale liquefatto record e un forte calo dei consumi gas, sia nel settore industriale che nei settori residenziale e commerciale, sostenuto anche dalla climatica mite.
Il sistema italiano del gas rimane allo stato attuale uno dei maggiormente interconnessi del continente europeo e, grazie anche alla sua posizione privilegiata e all’infrastruttura ramificata, ha accesso alle risorse di gas presenti in nord Africa (Algeria e Libia) oltre al gas proveniente dall’Azerbaijan tramite il sistema di trasporto di TAP e al GNL che può essere rigassificato nei tre impianti esistenti (Panigaglia, offshore Adriatico, OLT), cui si è aggiunto, in conseguenza degli interventi di urgenza decisi dal Governo per fare fronte alla crisi derivante dalla guerra russo- ucraina, un quarto impianto di tipo FRSU con una capacità di rigassificazioni di 5 bcm/y, recentemente installato nel porto di Piombino. Ad essi si aggiungerà un ulteriore impianto di tipo FRSU da installare nel 2024 al largo della costa di Ravenna, per ulteriori 5 bcm/y.
Con riferimento all’industria dei gas liquefatti sono previsti investimenti pari a oltre 4,3 miliardi per il raggiungimento degli obiettivi 2030, volti alla realizzazione degli impianti di produzione, all’immissione di consumo nel settore termico (civile, industriale e in forma pura e miscela) dei trasporti (leggero e pesante, marittimo e stradale). L’impiego di questi prodotti comporterebbe tra l’altro importanti riduzioni di CO2, l’attivazione di sinergie industriali in ottica di economia circolare, nonché la riduzione del quantitativo dei volumi di rifiuti da gestire.
Gli asset interessati da questo processo sono relativi a 288 depositi satelliti per il GNL, attualmente asserviti alla rete di distribuzione per il trasporto stradale pesante e leggero, a servizio di industrie e reti non connesse alla rete di trasporto del gas naturale e due depositi di stoccaggio Small Scale, di recente esercizio e atti a favorire anche il bunkeraggio navale. Per il GPL invece, dal punto di vista numerico sono coinvolti oltre 4500 punti vendita carburante con 380 depositi di stoccaggio, oltre 28 milioni di bombole e oltre 1,5 milioni di serbatoi installati presso i consumatori finali (usi residenziali di riscaldamento, produzione di acqua calda sanitaria, uso cottura, usi industriali, commerciali ed agricoli).
L’investimento per la valorizzazione delle infrastrutture del gas sarà fondamentale per garantire la sicurezza energetica, rendendo flessibile il sistema di approvvigionamento e per assicurare la progressiva penetrazione del biometano e dell’idrogeno che contribuiranno con quote crescenti alla transizione energetica.
In questo contesto, il ruolo del gas sarà essenziale per l’adeguatezza e la diversificazione dell’offerta a livello nazionale. Tra le azioni strategiche da pianificare si ritiene necessario:
Altro fondamentale fattore è rappresentato dalla produzione di gas nazionale, dove le ingenti riserve, accertate per oltre 110 miliardi di metri cubi per una stima complessiva di oltre 200 miliardi, con adeguate azioni di valorizzazione, potrebbero portare a nuovi obiettivi di produzione pari a circa 7 miliardi di m³/anno entro il 2026, mantenendo questi standard per gli anni successivi.
Le riserve di gas
Obiettivo di produzione entro il 2026
Infine, l’obiettivo di diversificazione gli approvvigionamenti, non potrà non prevedere anche lo sviluppo di filiere produttive capaci di contribuire alla decarbonizzazione e alle sinergie fra comparti industria, in un’ottica di economia circolare, sia per gli utilizzi da parte delle utenze non collegate alla rete dei metanodotti, nonché per il settore dei trasporti.
Una revisione dell’apparato normativo, consentirebbe anche la valorizzazione delle infrastrutture esistenti per lo sviluppo delle filiere rinnovabili, essendo le frazioni bio e rinnovabili dei prodotti gassosi direttamente implementabili nella logistica attuale (sia infrastruttura di stoccaggio che distribuzione) senza alcuna necessità di adeguamento, neanche degli apparecchi utilizzatori (veicoli o generatori di calore).
Non solo il petrolio è tra le principali risorse energetiche del pianeta, impiegato in maniera significativa per soddisfare la domanda nel settore dei trasporti (terrestre, marittimo e aereo), ma è anche una materia prima flessibile e dagli usi molteplici. Quasi tutto ciò che vediamo attorno a noi contiene – direttamente o indirettamente – derivati del petrolio: dai mobili alle vernici, dai giocattoli all’abbigliamento, e perfino i medicinali e i cosmetici. Gli usi svariati del petrolio e la sua versatilità all’interno del sistema energetico hanno contribuito a garantire solidità, redditività, competitività al sistema energetico nazionale. I prodotti petroliferi, inoltre, sono una materia prima essenziale per la cosiddetta green chemistry e per la produzione di plastiche, fibre e gomme sintetiche, detergenti e altri prodotti di largo impiego.
Il sistema di raffinazione rappresenta un asset fondamentale per la sicurezza degli approvvigionamenti energetici. I prodotti petroliferi corrispondono al 92% degli utilizzi per il trasporto su strada, il 99,5% del trasporto aereo e il 98,6% di quello via mare.
Utilizzi per il trasporto su strada
Utilizzi per il trasporto aereo
Utilizzi per il trasporto via mare
Negli ultimi anni i prodotti petroliferi hanno coperto circa il 90% del fabbisogno di materia prima del petrolchimico, seguiti da gas e solidi solo in misura marginale.
Nel 2022, al fabbisogno di petrolio, la produzione nazionale ha contribuito per circa il 9%, mentre le importazioni (al netto delle scorte accumulate) hanno soddisfatto oltre il 100% della domanda.
D‘accordo con i dati UNEM, nel corso del 2022 è rimasto invariato il numero di raffinerie operanti in Italia, undici impianti tradizionali e due bioraffinerie, con una capacità di raffinazione complessiva di 87,25 milioni di tonnellate.
Il comparto petrolifero di oggi è impegnato nello sviluppo di tecnologie e miscele sempre più eco-compatibili anche grazie alle sinergie con il settore automotive e della chimica, affinché le soluzioni proposte guardino tutte nella stessa direzione della sostenibilità.
L’intero settore del petrolio sta affrontando una sfida senza precedenti nell’adattarsi alla maggiore sensibilità globale in tema ambientale, con una crescente consapevolezza della necessità di contribuire a un cambiamento reale. In questa direzione, le aziende del comparto stanno intraprendendo azioni concrete per aprire la strada per un futuro più sostenibile, dimostrando che l’industria petrolifera può giocare un ruolo positivo nella transizione energetica.
Per raggiungere la neutralità climatica entro il 2050, in attuazione del Green Deal europeo, le raffinerie cambieranno progressivamente la loro struttura produttiva orientandosi sempre più verso la produzione di “Low Carbon Fuels”, sostituendo la materia prima petrolio con una serie diversificata di feedstocks di origine biologica o carbon neutral, integrati con tecnologie di economia circolare (Waste to Oil, Waste do Chemicals) esplorando modalità volte alla rilevazione e stoccaggio delle emissioni di carbonio.
In questo modo, gli obiettivi di decarbonizzazione comunitari verranno conciliati al miglioramento della sicurezza energetica attraverso la flessibilità e la diversificazione delle fonti di approvvigionamento.
Il carbone (o combustibili solidi) è una fonte di energia impiegata principalmente per la generazione di energia elettrica. Nell’ultimo periodo, la crescente attenzione agli impatti ambientali e la necessità di limitare le emissioni di gas serra hanno portato a una graduale riduzione del suo utilizzo in molti Paesi. La transizione verso fonti energetiche più pulite è un aspetto chiave nella lotta al cambiamento climatico e per una produzione energetica più sostenibile.
L’Italia utilizza anche il carbone per rispondere al proprio fabbisogno di energia elettrica, ma la quantità specifica utilizzata dipende da diversi fattori, come la domanda energetica del paese, la disponibilità di altre fonti energetiche e le politiche energetiche nazionali. Ad esempio, prima della pandemia già venivano consumati circa 10 milioni di tonnellate di carbone per la produzione di energia elettrica.
In Italia risultano in esercizio 6 centrali termoelettriche a carbone generalmente situate in aree a spiccata vocazione industriale:
Attualmente, appena il 12% del fabbisogno energetico è soddisfatto da questa fonte, contro una media europea del 26% circa, con una tangibile riduzione del consumo di carbone contestuale alla promozione nell’utilizzo di fonti energetiche più sostenibili.
Come previsto anche nella proposta di aggiornamento del Piano Nazionale Energia e Clima, le energie rinnovabili occupano un ruolo di primo piano nella politica energetica nazionale. L’Italia intende continuare a promuoverne lo sviluppo, accelerando la transizione dai combustibili tradizionali alle fonti rinnovabili, promuovendo l’abbandono del carbone per la generazione elettrica a favore di un mix elettrico basato su una quota crescente di rinnovabili e, per la parte residua, sul gas.
Potenza espressa in MW